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"Avere qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. 

Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Non porsi limiti di tempo"

don lorenzo milani

IN MORTE DI UN AMICO


AFRAN, "Stefano Motta e Alessandro Manzoni"

Il 22 maggio del 1873 muore a ottantotto anni Alessandro Manzoni. Che poi, oggi, useremmo qualche eufemismo, del tipo "ci lascia", "si è spento", e sarebbero proprio questi ad essere i meno adatti per la morte di chiunque, ma soprattutto di un grande. Giacché i grandi né si spengono, né tanto meno ci lasciano. Lo so che detta così sembra quasi una minaccia, ma aveva ragione Orazio, quando di sé e della sua opera scrisse "Exegi monumentum aere perennius [...] non omnis moriar" (ho costruito un monumento più duraturo del bronzo: non morirò mai del tutto). La carta può esserlo, se riempita di parole dense e necessarie come quelle che Manzoni seppe donarci.

Lo ricordo oggi con questo disegno che AFRAN www.afran.it ha realizzato per un mio romanzo di qualche anno fa https://tekacomunica.it/libri/il-giorno-in-cui-alessandro-se-ne-ando-da-piazza/ in cui immaginavo proprio che il monumento di Manzoni a Lecco prendesse vita, la statua si alzasse e se ne andasse, per onorare una vita e per un nuovo progetto. Mi piace tanto immaginarmelo ancora in giro, il mio amico "Ale", morto ma mai "spento".


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