Sebbene vada in montagna da prima di aver imparato a parlare, puntualmente nello zaino dimentico qualcosa: a volte è la crema protettiva per il sole, altre il burrocacao (ricordo una traversata in ghiacciaio Cevedale-Palon de la Mare con le labbra in fiamme), sovente il k-way, raramente il cibo - ovviamente -, ancor più raramente il coltellino svizzero, mai un libro.
Ieri sono salito per una veloce e afosissima scarpinata sulla cima del Barro, là dove i Goti si erano incastellati, dove secondo le leggende si era rifugiato re Desiderio, mentre la figlia Ermengarda ripudiata da Carlo Magno si spegneva in monastero a Brescia, e Adelchi combatteva alle Chiuse di S. Michele, in Piemonte, per difendere la Langobardia, e dare a Manzoni lo spunto per una tragedia struggente.
Perciò sono salito in sua compagnia, per un'occhiata sfuggente a "quel ramo del lago di Como" che così bene ha descritto nei Promessi Sposi ben prima che fossero inventati elicotteri, droni, foto satellitari e Google Earth.
Chissà se anche lui da ragazzo era salito qui in cima. Da piccolo aveva di certo sgambettato là sotto, alla Cascina Costa di Galbiate, lasciato a balia da mamma Enrichetta presto involatasi a Parigi col suo "amico" Imbonati.
Dalla cima l'occhio si perde su Lecco, cercando di distinguere i rioni di Acquate e Olate, presunti paeselli di Renzo e Lucia, e la cosiddetta Rocca dell'Innominato, sopra Somasca (che poi non era lì, ma questa è un'altra storia), e le cime inuguali del Resegone, "coi molti suoi cocuzzoli in fila", e il nastro azzurro dell'Adda, che si perde sinuosa nella pianura. Perché l'Adda, per chi la ama e la conosce, è femmina, "modesta" e "guerriera" come la mia Lucia, dolce e incrollabile, vera eroina di un mondo dove "non resta che far torto o patirlo" - così canta Adelchi -, e delle due alternative piuttosto che la prima è più salvifica la seconda.
E io penso che anche i Promessi Sposi sono un po' un coltellino svizzero, multiuso, multifunzione, buoni per gettarsi a capofitto in pagine di avventura ma capaci anche di toni delicati, taglienti a volte, precisi sempre, inutili mai.
Mi sono portato la mia edizione più bella del romanzo, quella che ho allestito qualche anno fa per Teka Edizioni, con le mie schede a commento delle splendide tavole di Paolo Piffarerio e Claudio Nizzi (il disegnatore di Alan Ford e lo sceneggiatore di Tex, per gradire). Terzo io, con loro, a prestare la nostra voce al comune amico Manzoni, sperando di seguirne i passi senza perdere il sentiero.
Il panorama che si vede dall'alto dei Promessi Sposi è da togliere il fiato.
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