[...] ulula il vento,
cade l’acquata a rade goccie, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili d’argento....
Guardo la Terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito d’angoscia....
(G. Gozzano)
Sono uscito a fare due passi con mio figlio. Volevo raggiungere la "cappelletta dei boschi", altrimenti detta "cappelletta del Foppone", una piccola costruzione al confine tra Desio e Bovisio Masciago, secondo le testimonianze collegata all'esistenza di un lazzeretto per la pestilenza del 1630. Quella dei Promessi Sposi, per intenderci. Lo so, gira e rigira io sono sempre sulle tracce del mio Manzoni.
Tale cappelletta è collocata all'estremità opposta della mia città, e ammetto che incamminarsi con l'allerta arancione voleva dire sapere in anticipo di andare incontro a scrosci improvvisi.
Lo sai e ti premunisci. K-way, coprizaino e ombrellino (sui sentieri di montagna fa metrosexual, ma fai trekking urbano dai, lo puoi portare!). Ma quella che è venuta giù era una pioggia inesorabile. Di quelle che trovano la strada per infilartisi nel collo e nella schiena, tra lo zaino e la mantellina, e poi ti colano esattamente là lungo il portacoda, che se c'è un posto dove dà fastidio essere bagnati è esattamente lì!
Ad un certo punto, esauriti gli improperi contro gli automobilisti che le pozzanghere le miravano, accelerando addirittura, e contro il dissennato governo del territorio che ha cementificato e lastricato ovunque, impedendo alla terra di accogliere l'acqua, che dunque si incanala per le strade, perché altro non può fare, ci siamo rassegnati alla gioia.
La pioggia d'estate è calda, come sai eppure non ti ricordi. L'asfalto caldissimo fulminato dal sole fa il resto, e "pucciare i piedi" nelle pozzanghere non dico che sia come le terme di Bormio o l'Adriatico al pomeriggio, ma quasi.
E mentre prendevamo a calci l'acqua, spruzzandoci a vicenda come due ragazzi, pur divisi da una svariata quantità di anni, bagnando anche l'ultimo lembo di pelle che ancora resisteva asciutto, non c'era virus che potesse essere più contagioso della pioggia d'agosto.
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