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"Avere qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. 

Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Non porsi limiti di tempo"

don lorenzo milani

L'involuzione della specie

Ieri mi sono fatto l'Orlanda e il Lissolo. A scanso di battute da postribolo preciso che si tratta di due salite notissime ai cicloamatori brianzoli, di quelle "da ribaltamento": 20% di pendenza la prima, 14% la seconda, ma più lunga. Se ti alzi sui pedali rischi che ti slitti la ruota dietro. Se stai seduto e tiri il manubrio per aumentare l'efficacia della spinta, rischi di impennare con quella davanti. Insomma, due muri di quelli tosti.

Considerato il caldo pomeridiano ci sta che al ritorno verso casa me la prendessi con comodo, e a volte mi capita che inseguendo il mantra dei pensieri la pedalata rallenti. Può essere bello anche così. Monto sul cavalcavia che attraversa la statale 36 e mi sorpassa un tale con la mountainbike elettrica. No "elettrica", chiedo venia: "a pedalata assistita". Mi sorpassa e mi guarda, sardonico, mentre le sue gambe frullano leggere anche se i watt non sono quelli dei suoi muscoli.


Perché il primo passo verso la decadenza del nobile popolo delle due ruote è la tribù dei ciclisti inguainati nella tutina di lycra che impazzano lungo le strade della pianura con le bici elettriche. E non paghi, ti guardano, con l'alterigia del possessore di Aston Martin nei confronti di un pandista. Che poi chi ha l'Aston non ostenta, di solito. E la Panda, come si sa, va ovunque ed è indistruttibile.

Mi guatava, il tizio. "Ca**o guardi?", gli avrei detto se avessi avuto fiato. Più che il fiato mancava la voglia: "non ti curar di loro ma guarda e [lascialo] passa[re]".

Ecco che però mi arriva da dietro la mutazione causata dal COVID: mi passa efebico, coi piedi allineati e le mani sul manubrietto, un tale in monopattino elettrico.

E anche lui mi guarda.

Lo so: più contro natura di questi tizi in monopattino che circolano bellamente sulle strade c'è che io mi faccia superare su uno zampellotto. Ma mi porto dietro 90 kg e 45 anni, e pur se indossati con vanitosa disinvoltura, sull'asfalto pesano.

Ho buttato giù due denti (spiego per i non adepti: i pignoni posteriori sono progressivi e minore è la circonferenza - il numero di denti - maggiore è lo sviluppo impresso dalla pedalata alla rotazione della ruota, il "rapporto", insomma) mi sono alzato sui pedali e l'ho ripreso. Lui e l'elettrociclista di prima.

Non li ho guardati.

Non perché sia un signore: perché non avevo fiato.



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