
ALTRO GIRO, ALTRA CORSA?
E a quanto pare si riparte, con la spiacevole impressione di sapere già dove si andrà a finire. Che di solito questa dovrebbe essere una sensazione rassicurante, di procedure conosciute, di “buone pratiche” – così si chiamano – validate dalla prassi e asseverate dagli studi, di strategie pronte in caso di intoppi.
E invece si riparte con lo stesso strisciante sospetto di essersi votati alla provvidenza, con la speranza – per dirla con i nostri vecchi – che “se la và, la gh’à i gamb!” o “se ci va di culo la sfanghiamo”, per dirla con i miei alunni che sanno il francese.
Dai miei alunni grandi, che stanno prendendo il brevetto di pilota (ma voi lo sapete che si può pilotare un aeromobile a diciassette anni e un’automobile a diciotto?) imparo ogni giorno la differenza fondamentale tra salute e sicurezza, tra “safety” e “security”, dicono loro, che sanno bene anche l’inglese. E che la seconda non basta, per essere un buon pilota.

E invece adesso sta ripartendo la giostra della sicurezza: la scuola è sicura, le piste da sci no. I teatri non sono sicuri, le messe sì. I parrucchieri sì, le estetiste no. E tutti che continuiamo a rullare stupidamente all’altezza del nostro punto di vista, senza riuscire a decollare ed avere la visione più ampia, tutti a chiederci che cosa sia “consentito” fare e non che cosa sia “giusto”.
Di nuovo a bordo della giostra, a quanto pare.
E chiudi le scuole per prevenire il contagio, e parte la retorica della scuola in presenza che è tutta un’altra cosa, e difendi la DAD come un misirizzi, dicendo che è scuola lo stesso, e addirittura è persino più inclusiva, e ordini i banchi a rotelle ma vieti l’uso della mascherina e la misurazione della febbre a scuola, e viene l’estate e ti va di culo, e la colpa comunque era dei runner.
Primo giro.
E riapri le scuole, e le rime buccali, e decolla la curva dei contagi, e i banchi non sono mica arrivati (e anche se fossero arrivati, mah), e chiudi le scuole, e via la retorica della scuola in presenza che è meglio, e la connessione, e arrivano i banchi a rotelle (ma a scuola non ci sono gli alunni), e la colpa è dei trasporti pubblici, e viene l’autunno e ti va male, che le scuole le richiudi. Secondo giro.
E riapri le scuole forse all’Immacolata perché come la didattica in presenza non ce n’è, e la DAD genera stress, e la connessione, e l’inclusione, e i trasporti sono uguali a prima però, e dai la colpa agli sciatori che non hanno ancora nemmeno incominciato a sciare, e adesso però la mascherina al banco è obbligatoria, e viene Natale, e ti va di culo perché al massimo puoi dare la colpa ai cenoni se il contagio si diffonde.
Terzo giro.
Se prendi il codino e ti va col francesismo di cui sopra, vinci anche il quarto.
Non lo so ma ho come l’impressione che questa giostra non sia il trenino Brucomela, non siano nemmeno le montagne russe, e nemmeno i cavallini rotanti in cerchio, o la ruota panoramica.
Si chiama in un modo diverso, mi sa.